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Traduzione del protocollo inglese di ascolto del minore

Written By Redazione on giovedì 11 ottobre 2012 | 05:10

Memorandum per la buona conduzione di un intervista video,
su bambini testimoni per procedimento penale, 1992 

Memorandum of Good Practice on Video Recorded Interviews with Child Witnesses
for Criminal Proceedings, 1992:  di Giuliana Mazzoni, professoressa insegna psicologia nell’Università di Hull, UK.

 
Protocollo inglese di ascolto del minore. Uno dei protocolli più avanzati al mondo. 

Vorrei dare un particolare benvenuto alla pubblicazione in italiano delle linee guida elaborate da una commissione di esperti per conto del ministero degli interni del governo inglese. La loro pubblicazione permettera' una maggiore diffusione di questo documento, che ritengo rappresenti una base essenziale per la gestione dei colloqui investigativi con minori e con persone che, come i minori, presentano varie forme di vulnerabilita' (ad esempio, portatori di handicap ecc.).
L'augurio e' infatti che queste linee guida vengano lette e studiate da tutti quelli che per vari motivi si trovano ad essere in contatto con minori testimoni, in modo da evitare per lo meno gli errori piu' grossolani nella condizione delle interviste/colloquio svolti con minori e persone vulnerabili. 


Questi errori sono purtroppo ancora molto, troppo comuni nel nostro paese, dove solo lentamente e con fatica e tra mille ostacoli si va diffondendo la consapevolezza di come debba essere una corretta modalita' di intervento in questi casi. La lentezza del processo e' chiara quando si osserva che i ricercatori italiani in psicologia giuridica non si sono molto occupati nella loro ricerca di temi quali la conduzione dell'intervista, l'esame della credibilta' del testimone, o la detezione delle menzogne, e che il numero di pubblicazioni su riviste internazionali e' ancora molto scarso. Ancora una grande fetta degli operatori del settore stenta a tenersi aggiornata sugli sviluppi recenti della ricerca scientifica sul tema. Il fatto che oggi come oggi ai convegni europei e internazionali sulla psicologia giuridica i ricercatori italiani che presentano lavori si possano contare sulla punta delle dita di una mano rappresenta una dimostra- zione di quanto affermo. Quindi l'augurio e' che la pubblicazione delle linee guida non solo fornisca materiale di riflessione per gli operatori del settore, ma invogli anche i ricercatori italiani a lavorare su questi temi e a produrre ricerca che sia al passo, come qualita' e quantita', con la ricerca negli altri paesi europei, in particolare nei paesi del nord Europa, Gran Bretagna, Olanda, paesi scandinavi in testa, ma anche Germania e Belgio.

Ma perche' le linee guida sono cosi' importanti, e in particolare perche' queste particolari linee guida sono importanti. Per rispondere occorre ricordare come sia ormai un dato certo nella comunita' scientifica internazionale che le procedure adottate per l'intervista rappresentano un nodo cruciale nel determinare il contenuto e la qualita' del resoconto di un testimone, adulto o bambino, protatore di handicap o meno. La ricerca in psicologia giuridica applicata all'intervista ha esaminato migliaia di interviste condotte sul campo (ossia nella vita reale, e non in laboratorio) da poliziotti, colloqui 'investigativi' svolti da psicologi, assistenti sociali, insegnanti, genitori, e altri, identificando, dopo anni di lavoro, quali siano gli errori tipici nella conduzione di questi colloqui e quali siano le loro conseguenze. La modalita' con cui il colloquio viene condotto e' quindi ormai indiscuti- bilmente considerata una delle maggiori fonti di errore nel resoconto del testimone. Secondo alcuni e' la singola maggiore fonte di errore. In una ricerca che data vari anni ma i cui risultati sono stati piu' volte replicati, Gail Goodman, docente presso la Universita' della California, Davis, ha dimostrato che la memoria dei bambini e' molto accurata, se non vi sono interferenze da parte dell'intervistatore. Accurata ma povera.

E' per questo motivo che, in particolare con bambini, si assiste spesso ad un intervento pesante da parte degli adulti, intervento che, se svolto da personale che non segue le linee guida, porta a errori anche irreversibili nel resoconto e nel ricordo. In varie altre sedi ho fornito un elenco degli errori piu' comuni e piu' dannosi, tra i quali qui ricordo la richiesta di confabulare (“ma se ci fosse stata la persona X, che cosa sarebbe successo...”); il forzare il testimone a rispondere; il non accettare risposte di diniego, o risposte “non so”. Inoltre insistere (ripetere la stessa domanda piu' volte, implicando naturalmente che le risposte precedenti non erano soddisfacenti); il fare commenti (dare un feedback) sia positivi che negativi, quali il dire “ bravo ora che hai detto xxx” oppure “non ti credo” oppure “il tuo amico ha detto una cosa diversa...”, o l'implicare che l'intervistatore gia' conosce i fatti, e il testimone deve solo confermare quello che l'intervistatore gia' sa.
A questi errori grossolani molti altri se ne aggiungono, sia grossolani che sottili, quali ad esempio l'uso dell'articolo determinativo anziche' indeterminativo; il suggerire al testimone fatti prima che sia il testimone stesso a parlarne spontaneamente, l'interrompere; l'interpretare in modo pregiudiziale quello che testimone dice, e molti altri.
 

 Questi errori facilmente nascono nell'ambito dell'intervista o colloquio investigativi, e sono dettati da fatto che questi elementi sono omnipresenti e assai frequenti nel colloquio quotidiano. Nel parlare con un amico, con un familaire, ecc, noi spesso interrompiamo, interpretiamo, assumiamo di sapere quello che l'altro intende dire, spingiamo a raccontare, ecc. Ora queste modalita' quotidiane tipiche del colloquio di tutti i giorni devo essere inibite per svolgere correttamente un colloquio investigativo, perche' queste forme cosi' spontanee e comuni sono anche le modalita' che portano errori importanti nel resoconto e nel ricordo del testimone. Ma l'inibire il modo comune di interagire richiede una intensa formazione e preparazione. Non e' facile programmare un colloquio e seguire il piano di svolgimento, non e' facile accettare i “non so”, non e' facile bloccarsi quando viene la tentazione, o il bisogno, di insistere, ecc.

L'altro motivo per cui questi errori sono cosi' facili dipende dal modo in cui operano le modalita' di ragionamento nell'uomo. Il nostro sistema di ragionamento si basa su due processi di base, uno deduttivo, per cui da principi generali noi deduciamo conseguente, e uno induttivo, per cui dai dati giungiamo a conclusioni piu' generali.
Ora, la tendenza nell'uomo e' di iniziare con delle ipotesi, e di utilizzare i dati per confermare queste ipotesi. Quindi l'intervistatore spontaneamente e necessariamente inizia l'intervista con un'ipotesi di quanto il testimo-ne raccontera'. In alcuni casi, come nei casi di abuso sessuale infantile, spesso l'intervistatore ritiene che il bambino sia effettivamente stato abusato, e ritiene implicitamente che il suo compito sia di portare il bambino a confermare quello che lui come intervistatore ha gia' appreso da un altro adulto.

Questo comportamento da parte dell'intervistatore e' completamente spontaneo, e implicitamente ritenuto necessario. Ma e' sbagliato, perche' e' ampiamente dimostrato che un intervistatore che decide che il testimone deve raccontare X portera' il testimone a raccontare qualcosa che in molti aspetti assomiglia a X. E quindi a confermare l'ipotesi con cui l'intervistatore ha iniziato l'intervista. Ma al contempo iniziare un colloquio investigativo prendendo realmente in esame tutta una serie di ipotesi, come dovrebbe essere fatto, e dare un uguale peso alle varie ipotesi iniziali, e decidere quali elementi possono portare a falsificare ciascuna delle ipotesi e' un processo molto complesso e va contro questa forte tendenza naturale, purtroppo assai dannosa ai fini del colloquio investigativo, di confermare quello che si ha in mente.
Le linee guida servono proprio a questo, da un lato per capire quali siano le modalita' corrette per la conduzione di un colloquio investigativo, e quali siano le modalita' errate.
E a decidere di inibire bloccare le modalita' errate, e mettere in pratica quelle corrette. L'essere consapevoli degli errori piu' comuni non rappresenta di per se' un antidoto efficace, perche' il modificare il pattern di conduzione del colloquio richiede formazione specifica, e molto e intenso addestramento con supervisori preparati. E' pero' un primo passo nel processo di presa di consapevolezza, a cui, si spera, seguira' il passo, forse ancora piu' importante, di praticare l'evitamento di modalita' scorrette e l'uso di modalita' scorrette.

Vorrei inoltre sottolineare che le linee guida, correttamente, evidenziano come i criteri e le modalita' del colloquio investigativo siano assai diverse da quelle del colloquio clinico. 
Lo scopo e' diverso, il setting e' diverso, le modalita' di interazione sono diverse. Come e' un errore utilizzare le tecniche spontanee del colloquio quotidiano, cosi' e' un errore utilizzare un setting e un colloquio clinico ai fini dell'escussione della testimonianza.
Questo e' un altro dato chiaramente accettato dalla comunita' scientifica che lavora in modo serio su questi temi, anche se certamente non va incontro alle necessita' corporative di alcuni gruppi di operatori. Ma ritengo che vada incontro ad una gestione dei casi che riduce il rischio che i bambini arrivino ad inventare realta' non esistenti, con conseguenze assai dannose per il loro sviluppo psichico e mentale. 


Ma perche' queste specifiche linee guida. Negli Stati Uniti, ad esempio, esistono varie linee guida proposte da varie comunita' di operatori, e da alcune comunita' scientifiche. Perche' preferire quelle inglesi. E' presto detto, le linee guida inglesi sono linee guida nazionali, non corporative, come quelle statunitensi, e in quanto tali piu' affidabili. 
In secondo luogo sono linee guida preparate da una commissione ampiamente multidisciplinare, in cui erano presenti non solo individui appartenenti a questa o quella societa' scientifica, ma studiosi di varie discipline, sia psicologiche (sia ciniche che sperimentali di vario orientamento), che mediche, antropologiche, ecc., oltre a rappresentanti dei corpi investigativi, avvocati, magistrati, politici. Insomma uno spettro di competenze assai vario. E tutti individui scelti per la chiara fama derivata dal loro lavoro. Infine le linee guida inglesi presentano una sorta di vademecum (forse piu' chiaramente individuabile nella loro prima formulazione), che descrive passo passo quali siano le procedure da seguire. 
Questo aspetto li rende non solo elementi importanti su come il colloquio debba essere condotto in principio (la stessa funzione che hanno ad oggi le linee guida presentate nella Carta di Noto, anche nella sua forma aggiornata), ma hanno anche un aspetto assai pratico, che in Italia ancora manca, perche' solo inserito, e in modo assai sommario, nel protocollo di Venezia, linee guida proposte per la gestione specifica dei casi di abuso collettivi. In conclusione, la pubblicazione in italiano delle linee guida e' un nuovo importante elemento di conoscenza che viene messo a disposizione di tutti, dai genitori e insegnanti (che peraltro dovrebbero astenersi completamente dallo svolgere interviste investigative con i propri figli o studenti), a assistenti sociali, psicologi, medici, investigatori, avvocati, giudici e procuratori. 
La diffusione di questa conoscenza non potra' che spingere la gestione di casi come quelli relativi all'abuso sessuale infantile nella giusta direzione.

Nota dei traduttori Dal 1992, anno della sua prima pubblicazione a cura dell'Home Office, ad oggi il Memorandum si è arricchito di diversi contributi derivanti dalla esperienza e da specifiche ricerche; in atto è costituito da cinque grandi capitoli: 1°, una introduzione; 2°, preparazione e conduzione della raccolta della testimonianza dei bambini: 3°, preparazione e conduzione della raccolta della testimonianza di adulti in condizione di vulnerabilità o minacciati; 4°, supporti per i testimoni, adulti o minorenni; 5° provvedimenti a disposizione del Tribunale nel corso dell'esame e del controesame dei testimoni, adulti o minorenni. Di questi presentiamo per il momento la traduzione del secondo capitolo, quello che più direttamente interessa l'ascolto dei bambini che hanno subito violenza o abuso sessuale, in qualsiasi contesto formale esso avvenga e soprattutto, per l'Italia, nei modi dell'incidente probatorio. Nel tradurre, per quanto possibile abbiamo trovato l'equivalente italiano di istituti e figure del sistema giudiziario inglese; abbiamo omesso la traduzione solo nei pochissimi casi di riferimenti a leggi o istituti del diritto inglese che non hanno nessuna corrispondenza nel diritto italiano.
Arturo Xibilia Ivana Distefano


Il restante documento di 32 pagine è possibile scaricarlo dal link: www.rc-comunicazione.it/images/gs/Giuliana-Mazzoni-Memor_Inglese.pdf

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