14 Novembre 2019
> COMUNICATO STAMPA
Il Coordinamento interassociativo COLIBRÌ è assolutamente consapevole che il senatore Pillon può
essere non amato per alcune sue visioni di vari temi laceranti della nostra
società ma sul tema dell’affido dei minori ci ha visto più lungo e più chiaro
di tanti politici che fino ad oggi non hanno osato spostare l’asticella per
timore di perdere consensi.
Pillon ha afferrato perfettamente che il conflitto che
nasce in seguito alle separazioni può essere spento. Basta rispettare il
diritto dei minori di mantenere due genitori anche dopo la loro separazione.
Parliamo di Bigenitorialità o di Cogenitorialità, le parole non cambiano la
sostanza. Al netto di tutte le posizioni che non riguardano l’affido dei
minori, possiamo esprimerci con la certezza che il testo del disegno di legge
735 proposto dal senatore Pillon e sottoscritto da vari senatori e senatrici,
sia della Lega che del M5S, può essere solo migliorato, ma nella sostanza tocca
veramente i punti chiave per garantire un miglior sviluppo psico-fisico ai
nostri ragazzi ed equiparare uomini e donne, padri e madri al cospetto dei
propri figli e renderli migliori, aggiornando indispensabilmente la riforma del
diritto di famiglia.
L’aspetto
ripetitivo che viene evidenziato dei movimenti pseudo femministi riguardo le
ingiustizie che toccherebbero alla sfera femminile, come ad esempio
l’imposizione del mantenimento alle madri uguale ai papà. Questo dimostra che
le pseudo femministe non hanno affatto letto il testo di legge. Tante fake news
propagandate per accrescere crediti dalle masse che senza leggere nulla si
fidano di “parole d’ordine e slogan”. Il concetto di proporzionalità
contributiva ad esempio, è legato alla possibilità dei singoli genitori
non come dichiarano le donne dell’UDI. Ma di fake news diffuse come verità sono
ricolmi i comunicati pseudo femministi che fanno barricate sul diritto dei
minori, contrari a rendere entrambi i genitori disponibili per i loro figli in
modo paritetico. Atteggiamento questo oscurantista ed ostile a quella
indispensabile emancipazione presente negli altri Paesi europei che
la sinistra ovunque ha sospinto e a cui nel nostro Paese,
inspiegabilmente, ha contrapposto invece massime resistenze. Non
sarà che le donne italiane che si riconoscono nei movimenti pseudo
femministi, in realtà temono di perdere i privilegi di una secolare tradizione
a dispetto del diritto di ogni figlio ad avere due genitori e quattro nonni? Non
sarà che proprio quel femminile in realtà stia vivendo una sostanziale incapacità
di crescita civile morale e umana?
Ma la vera
domanda da porsi è questa: - Quante
donne italiane si riconoscono realmente nell’UDI o nei movimenti femministi?- A
giudicare dai risultati delle ultime sfide elettorali ben poche e anche
la percezione del mondo “separativo” che Colibrì rappresenta, è ben altra. E
se non abbiamo il polso noi che abbiamo associazioni dal nord al sud del Paese
escludendone altrettante sparse nei Paesi europei, chi altro può averlo?
Quando come genitori leggiamo tratti evolutivi indispensabili nel disegno di
legge proposto dal Senatore Pillon, pur se perfettibile, compiamo una lettura assai
più omogenea e socialmente vasta di quella politicizzata pilotata dall’UDI
o dai vari focolai pseudo femministi, perché le associazioni
rappresentano la società intera e lo spettro politico al completo, da sinistra
a destra.
È dunque un problema sociale o politico? Noi crediamo assolutamente sociale. Ci si meraviglia altresì dell'improvvisamente arzilla componente sindacale, vieppiù attenta a lottare per battaglie ormai lontane dai problemi concreti dei lavoratori e, soprattutto, delle lavoratrici che, in questi anni di precarizzazione e demolizione sistematica delle garanzie a tutela del posto di lavoro (job's act) e del welfare sanitario e familiare, hanno preso atto della totale rinuncia alla lotta di classe in favore di certamente "più confortevole" lotta di genere. La mostrificazione del 50% dei lavoratori maschi, presumibilmente anche tesserati riconducibili ai tre sindacati, sacrificati sull'altare modaiolo del meetoismo in nome di una millantata rappresentanza femminile non autorizzata - e la evidente strumentalizzazione del restante 50% di lavoratrici, è sintomatico del fallimento sociale dei sindacati, ormai involucri vuoti, pronti ad essere riempiti di contenuti dettati da altri "padroni".
È dunque un problema sociale o politico? Noi crediamo assolutamente sociale. Ci si meraviglia altresì dell'improvvisamente arzilla componente sindacale, vieppiù attenta a lottare per battaglie ormai lontane dai problemi concreti dei lavoratori e, soprattutto, delle lavoratrici che, in questi anni di precarizzazione e demolizione sistematica delle garanzie a tutela del posto di lavoro (job's act) e del welfare sanitario e familiare, hanno preso atto della totale rinuncia alla lotta di classe in favore di certamente "più confortevole" lotta di genere. La mostrificazione del 50% dei lavoratori maschi, presumibilmente anche tesserati riconducibili ai tre sindacati, sacrificati sull'altare modaiolo del meetoismo in nome di una millantata rappresentanza femminile non autorizzata - e la evidente strumentalizzazione del restante 50% di lavoratrici, è sintomatico del fallimento sociale dei sindacati, ormai involucri vuoti, pronti ad essere riempiti di contenuti dettati da altri "padroni".
È maledettamente urgente raggiungere i livelli europei per uscire da uno
sconfortante medioevo imposto dalla sinistra conservatrice e per nulla al passo
coi tempi. I nostri figli ce lo chiedono, e non le pseudofemministe né
tantomeno le donne dell’UDI o della CGIL, ma uomini e donne, padri e madri al
passo coi tempi, consapevoli di una giustizia troppo spesso sbilanciata e ben
poco attenta al diritto minorile.
Roberto Castelli
Associazioni per la tutela dei minori aderenti al Coordinamento “Colibrì”
https://www.colibri-italia.it/p/associazioni-italiane.html
Posta un commento