Lettera aperta alle forze dell'ordine

Written By Redazione on sabato 20 ottobre 2012 | 07:17


In merito ai fatti recentemente occorsi a Cittadella e la vicenda del minore portato via da scuola che, non del tutto imprevedibilmente, si stanno replicando in altri contesti e regioni, vorremmo esprimere il nostro appoggio alle forze dell’Ordine. Siamo consapevoli che siete chiamati ad un lavoro difficile, reso ancora più complicato dal fatto che svolgerlo significa anche essere mandati allo sbaraglio non come “uomini in divisa” ma – soprattutto - come persone. Persone dotate di cuore e di convincimenti personali a proposito di questioni delicate, ma anche consapevoli e informati sulla complessità dei fatti e delle motivazioni che spingono ad un agire che può apparire eccessivo. In effetti, il metodo è parso sproporzionato perché applicato ad un bambino. 

Ma oltre a questo ci è arrivata anche la sensazione che siate stati lasciati soli ed impreparati davanti all’aggressività dei media e delle evidenti strumentalizzazioni di alcuni soggetti che, forse, con scaltro opportunismo, individuano nel vostro operato il capro espiatorio per non fare luce sulla questione delle separazioni conflittuali dei coniugi con figli. La legge attuale (54/2006) – benché migliorabile (DDL 957 ora in esame al Senato) – non è deprecabile: deprecabile invece è il fatto che venga puntualmente disattesa per “consuetudine”, per “prassi”, per “interpretazione”. Il sistema è farraginoso, lento e pigro; impastoia il vostro operato e, soprattutto, ingabbia per anni la vita ed i sentimenti delle persone (adulti e bambini) perché non si è in grado – o, forse, non si vuole – adeguarsi alla società contemporanea e cominciare a considerare tutti PERSONE UGUALI, preferendo tutelare gli uni più degli altri in virtù di una logica obsoleta inquinata da pregiudizi sessisti. Far rispettare la legge è necessario. 

Purtroppo qualcuno sta tentando di far passar il messaggio che esistono 2 tipi di legge: una ammissibile e una che non lo è perché contraria alle "abitudini" consolidate. Da qui al reclamare leggi diverse a seconda del sesso, dell’etnia, dello stato sociale, della religione, delle abitudini alimentari… il passo è più breve di quanto non si pensi. Le persone dovrebbero essere tutte uguali, vi dovrebbe essere la certezza del Diritto e della Pena, ma questo ormai sembra solo un retaggio risorgimentale. Un retaggio ipocritamente sbandierato per festeggiare il 150° dell’Unità d'Italia, ma non per ricordare che tutti i cittadini (uomini, donne, madri e padri) sono, o meglio, dovrebbero stare, agli occhi della Giustizia, sullo stesso piano e ugualmente perseguibili, se sbagliano. La Giustizia è rappresentata bendata Perché la Giustizia “vede” con gli occhi della Mente e non deve farsi influenzare dalle apparenze. A qualcuno invece piacerebbe una Giustizia accecata, e magari asservita ai media. 

Chiediamo che, alle Forze dell'Ordine, siano forniti strumenti per agire con competenza e opportunità ed umanità e tutta la professionalità dovuta in casi come quello di Cittadella, ma anche che le Forze dell'Ordine non debbano pagare i costi di una giurisprudenza così arroccata in una torre d’avorio da sembrare di aver abdicato al suo primo dovere: la tutela del cittadino. Alla resa dei conti cosa abbiamo? Un bambino di 10 anni che per META' della sua vita ha visto che una legge, una norma, una sentenza, quindi, una REGOLA può essere aggirata, ostacolata, contrastata. Un bambino che porterà con sè questa eredità: per applicare la Legge occorre la forza; per eluderla basta agire con furbizia, urlare, piangere e occupare i palinsesti televisivi.

La redazione di Colibrì
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