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ISEE: LA riforma che parte dal Nord

Written By Redazione on lunedì 22 aprile 2013 | 00:21

Da Milano e Torino, parte la riforma ISEE, che coinvolge i genitori separati.

20 Aprile, 2013 - Il Governo ha rimesso sul piatto la revisione dell’ISEE, prevista dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011 (di conversione del cosiddetto decreto “Salva Italia”), tra le modifiche proposte la possibilità di detrarre gli assegni per il mantenimento dei figli.
Ma siamo sicuri che l’argomento non debba essere affrontato da un’altra angolazione?
A Milano – il Gruppo Consiliare Radicale - e a Torino – il Gruppo Consiliare Movimento Cinque Stelle – propongono un analogo ordine del giorno partendo da un’interrogazione della Senatrice Donatella Poretti di un anno fa alla quale il Governo, non avendo mai risposto, con la proposta di revisione di cui sopra, cerca di mettere una “toppa”. Una “toppa” che fa acqua da tutte le parti.
Tramite queste istanze (il Comune di Torino rende pubblico l’ordine del giorno a questo link http://www.comune.torino.it/consiglio/documenti1/atti/testi/2013_01691.pdf)
viene chiesto al Governo di non conteggiare il denaro per i figli come “uscita”, da una parte, e come “entrata”, dall’altra. Assolutamente NO. Questo è doveroso farlo per l’assegno al coniuge.
Non viene chiesto al Governo di rifare la normativa ISEE per i padri separati.
Che i padri separati siano discriminati è sotto gli occhi di tutti, ma non è questo il punto.
 Il punto è che, a seguito di una separazione, non siamo di fronte alla nascita di due nuclei familiari, uno composto dal “collocatario” (con figli) e l’altro composto da un singolo; anzi è proprio questa configurazione ciò che il legislatore voleva contrastare con l’introduzione dell’affido condiviso, ponendo al centro il minore e, attorno ad esso, i genitori che se ne prendono cura.
Il legislatore non ha di certo previsto la figura del “collocatario” per sostituirla a quella dell’affidatario!
Si chiede quindi di ridefinire il concetto di nucleo familiare al quale dovranno appartenere entrambi i genitori chiamati al mantenimento dei figli a prescindere dalla formale attribuzione del luogo di residenza.
Il punto è che, a forza di tutelare un soggetto considerato “debole”, paradossalmente, si fanno discriminazioni tra donne e donne: da una parte ci sono ex compagne / ex mogli che usufruiscono delle riduzioni della scala perequativa; dall’altra parte ci sono le attuali compagne che si ritrovano con un ISEE privo di dividendi, compagne alle quali, taluni giudici, mandano a chiedere i redditi per decidere se aumentare o meno la cifra di denaro che il compagno deve versare periodicamente alla ex.
Compagne che – duole dover sottolineare un concetto che ai più sembrerebbe ovvio – non avendo alcun vincolo di parentela, né tantomeno avendo apposto una firma su un qualsivoglia contratto (matrimoniale) con la ex del loro compagno - proprio non si comprende a quale tipologia di obbligo finanziario debbano fare fronte.
E’ chiaro che si tratta di un “abuso di tutela” di creazione squisitamente giurisprudenziale. L’ennesima “prassi” avulsa dalla gerarchia delle fonti del Diritto Italiano da cui, conseguentemente, discendono le discriminazioni tra figli e figli: ovvero tra quelli cosiddetti “di primo letto” – che godendo di un isee minore hanno diritto ad accedere ai servizi usufruendo del welfare – e quelli cosiddetti “di secondo letto” – nati già penalizzati.
E i figli, con questo modo di organizzare il sistema, non c’entrano nulla; anzi c’entrano talmente tanto da non poter essere essere toccati.
I figli, in un affidamento condiviso, sono a carico dei due genitori (e non solo dal punto di vista economico). Non si tratta quindi di conteggiare solo il “denaro”, ma la frazione di onere effettivamente sostenuta. Del resto il “denaro” era previsto dal legislatore come forma residuale qualora il mantenimento diretto non fosse stato applicabile.
Pertanto, essendo il mantenimento diretto la forma privilegiata, in origine, dal legislatore, il giudice che non lo concede – quando richiesto – non lo fa in base ad una mancata sensibilità. Lo fa commettendo una grave inosservanza della Legge.
L’ISEE non è uguale per tutte le madri
Maria e Anna tornano a lavorare dopo aver avuto un figlio…
Maria “ragazza madre” di Giulia, guadagna da lavoro dipendente euro 24.000 lordi; sopra ci paga le tasse; Maria ha a disposizione 24.000 euro l’anno (meno le imposte su 24.000) per mantenere sé e sua figlia il suo ISEE è di euro 12.182,74.
Anna donna separata mamma di Giulia guadagna da lavoro dipendente euro 18.000 lordi; sopra ci paga le tasse, poi riceve 12.000 euro l’anno dal suo ex come concorso al mantenimento di Giulia; Anna ha a disposizione 30.000 euro l’anno (meno le imposte su 18.000) per mantenere sé e sua figlia il suo ISEE è di euro 9.137,06.
Anna avrà la precedenza su Maria per il bonus baby sitter e asili nido che coprirà 11.000 lavoratrici in base alla precedenza.

Fra amore e denuncia il video della Festa del Papà

Written By Redazione on lunedì 18 marzo 2013 | 04:23


UN VIDEO D'AMORE E DI DENUNCIA SOCIALE

al link:  http://youtu.be/S1PzXf4N49s


Un video d'amore verso i nostri padri in senso assoluto e verso il ruolo che la paternità riveste, ma anche una vera e propria  denuncia di sofferenza sociale imposta da istituzioni stanche e lontane dal sociale, quali i tribunali, nonchè i molti professionisti che campano sul disaccordo genitoriale ma anche i discussi servizi sociali, e ad un atteggiamento comune logoro e conveniente che intravvede in ogni separazione qualcuno che debba "pagare" aprendo uno scenario separativo ove una figura fra i due coniugi papà e mamma, può e deve essere sacrificata, indipendentemente dal fatto che vi sia un diritto dei minori di beneficiare di entrambi i genitori.
Viviamo un epoca caratterizzata da non adeguatezza, da non ascolto, un epoca che sta lasciando il segno sia nel mondo politico con le ultime elezioni, una sorta di auspicabile rivoluzione copernicana che speriamo davvero possa dare nuova vita alla scena socio politica del paese. Notiamo, nella casualità degli avvenimenti anche una evoluzione che si prospetta nel mondo cattolico, con l'elezione di un Papa che offre ad ogni occasione segnali di un atteggiamento semplice ed amichevole, vicino alla gente comune, è proprio questo senso di "VICINANZA" che la gente avverte come il grande assente da decenni in molteplici ambiti dello stato. Quando questo avverrà ad esempio nella magistratura, quando nei tribunali italiani?

Al contrario di Politica e Chiesa, questa percezione di sofferenza sociale imposta, non offre invece spiragli di cambiamento, e mentre osserviamo la rivoluzione in atto, qui non cogliamo ancora nulla che ci parli di un vaccino, una soluzione, una nuova visione, di una crescita agognata delle istituzioni, rimaniamo così stupiti ogni giorno nell'osservare prassi distruttive e format sociali imposti assai lontani dal modo di "sentire" della gente. Eppure noi lo abbiamo notato, il Il ruolo paterno è mutato, la figura femminile altrettanto, grazie ad una diversa propensione, da parte degli uomini, assai più sensibili di un tempo a condividere compiti di cura e accudimento della prole, e certi del loro ruolo genitoriale e familiare.

Il video evidenzia il legame figli-padri, costituito dall' evoluzione di una relazione  che a partire dai primi mesi di vita ha segnato un percorso di crescita e quindi una devozione non solo genetica ma affettiva verso la figura paterna, il video prosegue e ci riporta all'oggi, ove si prospetta un sorta di "complotto genetico istituzionalizzato" mirato invece all'eliminazione della figura paterna, in virtù di consuetudini logore che identificano in un solo genitore, la figura indispensabile per crescere i figli.

Possiamo parlare di IMMATURITA' ISTITUZIONALE che non rende affatto merito all'acuita sensibilità di uomini e donne, nè alla mutazione sociale, riproponendo solo una visione lontana dai bisogni della società. Ammettendo che solo una parte della responsabilità è propria dei cittadini ai quali manca una "cultura separativa", che potrebbe diventare un interessante spunto per tutti coloro che al governo decidono le politiche sociali, ma la domanda sorge spontanea: - E.... la giustizia e le istituzioni sociali, che anzichè cercare di aiutare, unire, salvare, sono troppo spesso orientate ad una vera e propria operazione chirurgica? Si dimenticano che questo ha ripercusioni dirette sulla pelle dei cittadini, e  sorpassando le loro volontà personali, anche quando i padri decidono consapevolmente che l'unica separazione da evitare:- E' SOLO QUELLA DAI SUOI FIGLI-

Permanga dunque il più possibile il senso di -festa- e si festeggi la relazione padri-figli almeno per chi un papà ce l'ha, poichè osserviamo tantissimi papà che in seguito a sentenze assurde sostano in un parcheggio di emarginazione ed i figli non li vedono da mesi o da anni, impediti nella frequentazione e quindi nella creazione di quell'importante legame primario con loro,  e avvenimenti pilotati da prassi noncuranti della posta in gioco, a totale discapito della loro relazione coi figli e del radicamento affettivo ma anche educativo, morale, etico, psicologico, cognitivo, e chi più ne ha più ne metta.
Mentre rivolgiamo a tutti i Papà i nostri auguri, salutiamo Francesco Toesca, al quale va il nostro ringraziamento per averci concesso l'utilizzo della sua intervista, che abbiamo riportato in parte, alla fine del video, come contributo audio ( 2':30") assolutamente in linea col senso della nostra protesta, a testimonianza della sorte di migliaia di bambini, privati per così tanto tempo del loro papà.

Colibrì - Coordinamento interassociativo libere iniziative per la bigenitorialità e le ragioni dell' infanzia

Rassegna Stampa del Convegno sull'affido dei minori-5/2/2013

Written By Redazione on lunedì 11 febbraio 2013 | 00:44

 
 Roma, Convegno Colibrì 5 Febbraio 2013 <Il migliore affido Minorile> Senato della Repubblica
Un successo in piena regola, un parterre di relatori di grande livello, con relazioni interessanti ed attualissime che hanno contribuito a dare evidenza alle più recenti ricerche in ambito di affido minorile, utili ad analizzare un panorama, quello italiano, che stenta ad attualizzarsi e a  confrontarsi con le nazioni che hanno molta più esperienza in questo ambito. Necessita nuova consapevolezza, proprio la stessa che gli studi e ricerche internazionali presentate hanno mostrato, illustrando quanto in altri paesi con una cultura dell'affido minorile ben più avanzata della nostra ha messo in evidenza.
I temi trattati hanno costituito un terreno di fertile curiosità per i presenti e autorevole esposizione da parte dei relatori. Un evento che è stato accolto con attenzione dagli operatori del settore e dai media, come si evidenzia sotto nell'elencazione interattiva. Studi mirati ed evidenze medico-scentifiche avvalorano una tesi che di già il buonsenso vorrebbe fosse normalità: -I figli necessitano della cura di entrambi i genitori, anche e soprattutto, dopo la separazione- L'affido dei minori, nel nostro paese deve necessariamente cominciare a vivere una seconda e più attuale stagione,
in tutti i settori di competenza, dal Sociale, alla Giustizia alla Politica.

Questa è la ricca raccolta di ciò che la stampa ha prodotto nelle giornate successive
Articoli - Video- Radio 

http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/affido-condiviso-meno-separazioni.aspx

RADIO:
Emittente Radio Maria (Audio link)

VIDEO:
Foto montaggio Convegno 5/2/2013 Affido dei Minori
(Parte1di3). Convegno Colibrì-5/2/2013-Dr.Vezzetti.m4v

(Parte2di3) Convegno Colibrì-5/2/2013- Dr.Vezzetti.m4v

(Parte3di3) Convegno Colibrì-5/2/2013- Dr.Vezzetti.m4v
Convegno Colibrì-5/2/2013- Avv.Marcello Adriano Mazzola.m4v
http://youtu.be/CmpZS5RRquI
Convegno Colibrì-5/2/2013 Giudice Morcavallo (1° parte)
http://youtu.be/jvYiqErUHp0
Convegno Colibrì-5/2/2013 Giudice Morcavallo (2° parte)
http://youtu.be/LIkQFli7TiE
Convegno Colibrì-5/2/2013 Dr Paolo Barcucci Psicologo
http://youtu.be/00luZtbWotE
Convegno Colibrì-5/2/2013 Avv. Carlo Ioppoli Presidente ANFI
http://youtu.be/KCXSnITxI0E
 per problemi tecnici non sono stati prodotti video di tutti i relatori 


Roberto Castelli
Responsabile Pubbliche Relazioni & Comunicazione di "Colibrì"
Info@colibri-italia.it

5 Febbraio, Convegno e II° Tavolo tecnico Colibrì - A.N.F.I.

Written By Redazione on domenica 13 gennaio 2013 | 04:03



5 Febbraio, Convegno e II° Tavolo tecnico Colibrì-A.N.F.I.
<Affrontare la Crisi della Famiglia nel nome dei Figli>


Scaricare l'invito al link sottostante:
Importante, attenersi alle indicazioni per l'abbigliamento e le modalità di accreditamento.
www.rc-comunicazione.it/images/gs/InvitoConvegno5-2-2013.pdf


Programma in definizione, alcune presenze da confermare:


Ore 9,00 >  Accrediti

Ore 9,30 -9,40 >  Dr. Massimo Rosselli del Turco
Presidente di “Aiutiamo le Famiglie A.Le F.” e portavoce parlamentare di Colibrì
Apertura lavori

Ore 9,40 – 9,50 > Dr.ssa Alessandra Gallone
Senatrice Alessandra Gallone, Capogruppo Fratelli d'Italia-Centrodestra Nazionale
Saluti del Senato e presentazione del Convegno
 09.50 – 10,00  > Dr. Osvaldo Baldacci
Capo Ufficio Stampa del Presidente On. Rocco Buttiglione
Saluti del Presidente Buttiglione
Ore 10,00 -10,40 > Dr. Vittorio Vezzetti
Resp. Scientifico di Colibrì, Presentazione del Documento
“L’interesse del minore nelle differenti strutture familiari”
I°articolo medico-scientifico italiano in tema di domiciliazione dei figli di coppie separat


10,40 – 11,00 > Dr. Vincenzo Spadafora
Garante Nazionale dell’Infanzia e l’Adolescenza
I rapporti del Garante con le Associazioni per la tutela dei minori

11,00 – 11,20 > Dott. Giuseppe Di Mauro,
Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale
Prevenire il disagio attraverso la bigenitorialità

11,40 – 12,00 > Dr.ssa Edda  Samory
(Presidente dell’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali
L’assistente sociale nelle separazioni, nuove disposizioni
e orientamenti dell’Ordine


12,00 – 12,20 > Dr. Massimo Rosselli del Turco
Rappresentante Parlamentare di Colibrì
Programma dei Lavori di Colibrì per il 2013

12,20 – 12,40 > Prof. Matteo Villanova Docente Università di Roma3 Titolo da definire

12,40 – 13,00 > Dr. Giuseppe Luigi Palma
Presidente del Collegio nazionale Ordine Psicologi
Evoluzione del pensiero degli psicologi in tema di domiciliazione

13,00   > Presentazione della Senatrice Gallone
del libro sui separati “Nel nome dei Figli” del Dott.Vittorio Vezzetti,
invitata Sen. Emanuela Baio, correlatrice l.54/06.


Pausa Pranzo  13,15 - 14,00

14,00 - 14,20 > Dr. Francesco Morcavallo
Giudice al Tribunale dei Minorenni di Bologna
Due focolari: dalla famiglia-istituzione alla tutela degli affetti

14,20 - 14,40 > 14,20 - 14,40 > Avv. Carlo Ioppoli
Presidente dell’Associazione Avvocati Familiaristi Italiani
Mediazione familiare e processo civile

A seguire dibattito fino alle 17,00

Lettera aperta alle forze dell'ordine

Written By Redazione on sabato 20 ottobre 2012 | 07:17


In merito ai fatti recentemente occorsi a Cittadella e la vicenda del minore portato via da scuola che, non del tutto imprevedibilmente, si stanno replicando in altri contesti e regioni, vorremmo esprimere il nostro appoggio alle forze dell’Ordine. Siamo consapevoli che siete chiamati ad un lavoro difficile, reso ancora più complicato dal fatto che svolgerlo significa anche essere mandati allo sbaraglio non come “uomini in divisa” ma – soprattutto - come persone. Persone dotate di cuore e di convincimenti personali a proposito di questioni delicate, ma anche consapevoli e informati sulla complessità dei fatti e delle motivazioni che spingono ad un agire che può apparire eccessivo. In effetti, il metodo è parso sproporzionato perché applicato ad un bambino. 

Ma oltre a questo ci è arrivata anche la sensazione che siate stati lasciati soli ed impreparati davanti all’aggressività dei media e delle evidenti strumentalizzazioni di alcuni soggetti che, forse, con scaltro opportunismo, individuano nel vostro operato il capro espiatorio per non fare luce sulla questione delle separazioni conflittuali dei coniugi con figli. La legge attuale (54/2006) – benché migliorabile (DDL 957 ora in esame al Senato) – non è deprecabile: deprecabile invece è il fatto che venga puntualmente disattesa per “consuetudine”, per “prassi”, per “interpretazione”. Il sistema è farraginoso, lento e pigro; impastoia il vostro operato e, soprattutto, ingabbia per anni la vita ed i sentimenti delle persone (adulti e bambini) perché non si è in grado – o, forse, non si vuole – adeguarsi alla società contemporanea e cominciare a considerare tutti PERSONE UGUALI, preferendo tutelare gli uni più degli altri in virtù di una logica obsoleta inquinata da pregiudizi sessisti. Far rispettare la legge è necessario. 

Purtroppo qualcuno sta tentando di far passar il messaggio che esistono 2 tipi di legge: una ammissibile e una che non lo è perché contraria alle "abitudini" consolidate. Da qui al reclamare leggi diverse a seconda del sesso, dell’etnia, dello stato sociale, della religione, delle abitudini alimentari… il passo è più breve di quanto non si pensi. Le persone dovrebbero essere tutte uguali, vi dovrebbe essere la certezza del Diritto e della Pena, ma questo ormai sembra solo un retaggio risorgimentale. Un retaggio ipocritamente sbandierato per festeggiare il 150° dell’Unità d'Italia, ma non per ricordare che tutti i cittadini (uomini, donne, madri e padri) sono, o meglio, dovrebbero stare, agli occhi della Giustizia, sullo stesso piano e ugualmente perseguibili, se sbagliano. La Giustizia è rappresentata bendata Perché la Giustizia “vede” con gli occhi della Mente e non deve farsi influenzare dalle apparenze. A qualcuno invece piacerebbe una Giustizia accecata, e magari asservita ai media. 

Chiediamo che, alle Forze dell'Ordine, siano forniti strumenti per agire con competenza e opportunità ed umanità e tutta la professionalità dovuta in casi come quello di Cittadella, ma anche che le Forze dell'Ordine non debbano pagare i costi di una giurisprudenza così arroccata in una torre d’avorio da sembrare di aver abdicato al suo primo dovere: la tutela del cittadino. Alla resa dei conti cosa abbiamo? Un bambino di 10 anni che per META' della sua vita ha visto che una legge, una norma, una sentenza, quindi, una REGOLA può essere aggirata, ostacolata, contrastata. Un bambino che porterà con sè questa eredità: per applicare la Legge occorre la forza; per eluderla basta agire con furbizia, urlare, piangere e occupare i palinsesti televisivi.

La redazione di Colibrì

Comunicato Stampa di Colibrì sul caso del bambino di Padova

Written By Redazione on lunedì 15 ottobre 2012 | 05:31

 COMUNICATO STAMPA COLIBRI' 13-10-2012

L’inadeguatezza delle modalità operative conferma l’urgenza di una riforma complessiva della giustizia minorile con la costituzione di un Tribunale Unico per la Famiglia che rafforzi, potenzi e unifichi il grande e doveroso sforzo dello Stato per proteggere i minori che il nucleo familiare, ancorché separato, non riesce a proteggere; sforzo oggi frammentato tra diversi apparati e ambiti giudiziari che, troppo spesso, sono incapaci di promuovere una cultura della conciliazione, della genitorialità e dell’alleanza educativa.
Peraltro, l’incresciosa vicenda non deve far passare l'insidioso messaggio che, non essendo la "PAS" (Parental Alienation Syndrome) inclusa nel DSM V, si possa tranquillamente lasciare "campo libero" alla manipolazione mentale dei minori. Colibri, Coordinamento Interassociativo Libere Iniziative per la Bigenitorialità e le Ragioni dell'Infanzia (che riunisce associazioni di padri separati, madri separate, nonni e nonne, famiglie allargate), senza entrare nel caso specifico, ritiene doveroso porre un freno alla campagna di disinformazione mediatica, biecamente strumentale, volta a dimostrare che il condizionamento dei bambini non esiste (non ci spiegheremmo allora neppure il triste fenomeno dei bambini-soldato). A tal proposito Colibri allega parere tecnico sul tema alienazione laddove si evidenzia chiaramente che gli stessi membri dell’AAP, pur non considerando l’alienazione una malattia, la considerano comunque un importante disturbo relazionale. Ecco dunque lo stato dell’arte sul tema della alienazione genitoriale (rif. testo sottostante).




Rifiutando una intensa campagna di pressione, il gruppo dedicato della American Psychiatric Association ha deciso di non elencare il concetto controverso di alienazione genitoriale nell’ultima edizione del catalogo dei disturbi mentali. Il termine esprime come il rapporto di un bambino con una figura genitoriale possa essere rovinato da parte dell'altro genitore, e c'è comunque un ampio consenso sul fatto che questa evenienza si verifichi prevalentemente nel contesto di divorzi e affidamento dei figli con conseguenze gravi sulla salute psichica dei medesimi. Tuttavia, un aspro dibattito ha imperversato per anni sulla possibilità che il fenomeno possa o meno essere formalmente classificato come un disturbo di salute mentale da parte dell'associazione psichiatrica che sta aggiornando il suo Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali per la prima volta dal 1994. Il nuovo manuale, noto come DSM-V, non sarà completato fino al prossimo anno, ma la decisione contro la classificazione dell’alienazione genitoriale come una malattia o una sindrome definita per questa volta è stata definitivamente presa. Evidentemente questo non significa che l’alienazione, il condizionamento parossistico del minore da parte di genitori patologici, non esista: non esisterebbero neppure il mobbing o lo stalking su cui tanti Stati hanno elaborato dettagliate leggi. Non esisterebbero neppure il plagio o la Sindrome di Stoccolma di cui, invece, nessuno mette in dubbio l’esistenza. Nel Congo almeno 3000 bambini sono stati trasformati in soldati (per questo Lubanga è stato condannato a 14 anni di carcere dalla Corte penale internazionale dell’Aja): uno dei massimi esempi di condizionamento infantile.

E’ quindi ovvio che il fatto che una situazione clinica non sia citata nella vigente edizione del DSM – tale argomentazione è il “cavallo di battaglia” della maggior parte dei detrattori della PAS -, evidentemente, non significa che essa non esista. Basti pensare che, dalla prima edizione del DSM (datata 1950) a quella attualmente in vigore (datata 1994), le malattie incluse nel trattato sono passate da 112 a 374. Pertanto non possiamo certo pensare a una attendibilità assoluta e atemporale del DSM, cosa cui non credono gli stessi redattori visto che lo aggiornano periodicamente. Ben 252 malattie – sulla base di mutate situazioni e mutate conoscenze – sono poi entrate a far parte del DSM. Forse che prima non esistevano? Per spiegare meglio il fatto che la Scienza muta vorrei ricordare, ad esempio, che chi era affetto da morbo di Alzheimer, pedofilia, morbo di Gilles de la Tourette nel 1993 poteva non esserlo più nel 1995, visto che il DSM IV mutò radicalmente i criteri diagnostici. Oppure rammento che, prima del DSM III, si poneva diagnosi di schizofrenia per tutti i disturbi psicotici precoci. Col DSM III, inoltre, vennero introdotte la bellezza di altre 32 malattie in un colpo solo (alcune delle quali rifiutate dal Comitato dell’edizione precedente)! Oggi come oggi, comunque, l’alienazione non è stata interpretata dal gruppo dedicato come malattia ma come disturbo relazionale.                                                                                                                                                                                                      "La nostra linea di pensiero è che non si tratti di una malattia all'interno di un individuo", ha spiegato infatti il dottor Darrel Regier, vice presidente della task force per la redazione del manuale. "It's a relationship problem – parent-child or parent-parent.

"E’ piuttosto un problema di rapporto  Genitore-Figlio o Genitore-Genitore. I problemi di relazione, però, di per sé non sono disturbi mentali e non possono essere inclusi all’interno del DSM". Regier e i suoi colleghi hanno subito forti pressioni da individui e gruppi che credono che l’alienazione genitoriale sia una condizione mentale grave che deve essere formalmente riconosciuto nel DSM-V ma anche da altre lobby avverse. Si è detto da parte dei primi che questo passaggio comporterebbe risultati più soddisfacenti nei tribunali familiari e permetterebbe a più bambini di ottenere uno specifico trattamento in modo da potersi riconciliare con il genitore bersaglio.
Dall’altra parte della barricata troviamo femministe e sostenitori per le donne maltrattate che (analogamente a quanto avviene in Italia in cui l’argomento viene cavalcato addirittura da interi gruppi politici) considerano la "sindrome di alienazione genitoriale" un concetto non provato e potenzialmente pericoloso in quanto utile per gli uomini che cercano di distogliere l'attenzione dal loro comportamento abusivo (NDR: secondo alcuni procuratori e soprattutto secondo l’unica ricerca italiana in merito, però, il problema in corso di separazione parrebbe essere piuttosto la denuncia infondata col conseguente fenomeno del falso abuso:  nella casistica di Camerini et al. pubblicata sulla Rivista della società italiana di psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza il 92% delle denunce risultò infondata).

Alcuni critici dell’alienazione si spingono a dire che essa è promossa da psicologi, consulenti e altri soggetti che potrebbero trarre beneficio economico da un’eventuale suo avanzamento ad  uno status più formale nelle controversie giudiziarie (Timothy Houchin, psichiatra dell'Università del Kentucky, in un articolo all'inizio di quest'anno in Journal of American Academy of Psichiatria).  Regier, ha inoltre sostenuto che è "molto improbabile" che in un’appendice del manuale l’alienazione venga esplicitata come esempio di problema relazionale esulando ciò dai contenuti e dagli scopi del DSM.
Il dr. William Bernet, professore emerito di psichiatria presso l'Università Vanderbilt School of Medicine, è editore di un libro pubblicato nel 2010 che sottolinea la necessità che l'alienazione genitoriale debba essere riconosciuta nel DSM. Egli sostiene che circa 200.000 bambini negli Stati Uniti sono colpiti dalla malattia. La proposta Bernet per il DSM-V definisce il disturbo genitoriale alienazione come "una condizione mentale in cui un bambino, di solito uno i cui genitori sono impegnati in un divorzio molto conflittuale, si allea con uno dei genitori, e rifiuta un rapporto con l’altro genitore, senza legittima giustificazione”. Richiesto di un parere, Bernet ha sostenuto che la task force ha costruito la sua opinione in base a fattori che esulano delle prove scientifiche. Il risultato ultimo dell’alienazione, infatti, è un quadro fobico anche grave, condizione di per sé inserita nel DSM.

"Penso che tale decisione non sia stata motivata dalla scienza, ma guidata da amicizie e dai condizionamenti delle forze politiche", ha detto Bernet. "La verità è che l'alienazione genitoriale è davvero una strategia pericolosa che, abilmente manovrata, ha causato molto danno alle vittime di abusi", ha detto l'Organizzazione nazionale americana per le donne tra le polemiche. Bernet, nella sua proposta al DSM-V, si è detto d'accordo che "in alcuni rari casi il concetto di alienazione genitoriale è stato usurpato e utilizzato da genitori violenti per nascondere il loro comportamento." Tuttavia, si è dichiarato fortemente in disaccordo con la politica di buttare via il bambino con l'acqua sporca, sostenendo che tale possibile abuso sarebbe ridotto se i criteri diagnostici per la alienazione genitoriale fossero stati stabiliti con precisione. 


Vittorio Vezzetti, Pediatra Asl Varese, Resp scientifico ANFI.

Affido Condiviso, l'interesse del minore nelle differenti strutture familiari

Written By Redazione on martedì 2 ottobre 2012 | 21:58


"i Documenti"

2/10/2012
Lo stato dell’arte in tema di domiciliazione dei figli di coppie separate
di Vittorio Vezzetti, Pediatra ASL Varese, Responsabile scientifico dell'Associazione Nazionale Familiaristi Italiani.


INTRODUZIONE
Nel febbraio 2006, dopo un dibattito intenso e prolungato, veniva promulgata dal Parlamento italiano la legge 54/06 sull'affidamento condiviso. Da molte parti vista come un reale passo in avanti nella tutela dell'infanzia e un doveroso adempimento alla Convenzione Internazionale di New York in tema di diritto dei minori alla bigenitorialità, di fatto a sei anni di distanza essa si è rivelata insufficiente allo scopo al punto che in Parlamento sono state via via depositate sei differenti proposte di legge atte a modificare il nuovo dettato legislativo.
La senatrice Emanuela Baio (Commissione Infanzia), co relatrice della proposta di legge, così scrive nella prefazione del libro Nel nome dei Figli: “Per chi come me è stata correlatrice e ha creduto profondamente nella legge sull'affidamento condiviso, impegnandosi per farla approvare nel 2006, al termine della 14esima legislatura, è ancor più doloroso dover ammettere questo fallimento” (1).

Ancora oggi può capitare al genitore che chiede al Tribunale tempi e pernottamenti paritari all'altro genitore, di vedersi riconosciuti dai magistrati due soli pernottamenti al mese con la motivazione “l'affidamento condiviso non ha affatto per conseguenza la loro domiciliazione paritaria presso ciascuno dei genitori” (Tribunale di Firenze, sentenza n° 2433/11 ), oppure di leggere (documento CSM, dr.ssa Fiorella Buttiglione, marzo 2011): “Non mi pare poi che possa realizzare il miglior interesse del figlio la previsione della doppia domiciliazione quasi il figlio costituisca un monte premi di ore che i genitori debbano spartirsi equamente”. O ancora (sentenza n° 3053/2007 del Tribunale di Varese, marzo 2007, Giorgetti, Paganini, Leotta): “il tribunale per propria giurisprudenza costante non condivide una frammentazione del tempo che costringa di fatto a veri e propri minitraslochi ogni pochi giorni ritenendosi che ciò sia pericolosamente destabilizzante”.
La risultanza di questo approccio culturalmente monogenitoriale, della priorità data alla stabilità del domicilio rispetto a quella degli affetti, della inefficienza del sistema giudiziario nel fare rispettare i propri provvedimenti, è che 25.000 minori italiani (circa uno ogni tre) perdono secondo l'ISTAT i contatti con uno dei genitori dopo la separazione dei medesimi.

Le conseguenze sono notevoli sia in termini biomedici che sociali. Nel primo settore sono note importanti influenze della deprivazione affettiva e dello stress emotivo in ambito neurologico e psicologico (Battaglia, Pesenti, Medland et al., 2009, dimostrano con uno studio che <i bambini geneticamente predisposti sottoposti a traumi da divisione dai genitori – lutti o separazioni coniugali difficili – in tenera età, hanno elevate probabilità di soffrire da adulti di crisi di panico per una azione modificatrice sui centri bulbari della respirazione>, mentre Anna Sarkadi et alt.: <mettono in evidenza come il coinvolgimento paterno - inteso come tempo di coabitazione, impegno e responsabilità - abbia influenze positive sullo sviluppo della prole. Gli studiosi hanno analizzato retrospettivamente 24 studi longitudinali, svolti in 4 continenti diversi. La conclusione è che il coinvolgimento del padre migliora lo sviluppo cognitivo, riduce i problemi definiti di carattere “psicologico” nelle giovani donne, diminuisce la delinquenza giovanile e riduce la frequenza di problemi connotati come “comportamentali”>.), ormonale (nanismo psicosociale, alterazioni della secrezione di ossitocina e vasopressina), persino cromosomico (su Psychosomatic medicine uno studio scientifico dimostra che <Abuso o carenza affettiva, agendo sulla lunghezza dei telomeri e sulla produzione di sostanze proinfiammatorie, aumentano la
sensibilità a fattori stressanti nella vita adulta con maggior rischio di disturbi psichiatrici>.). (2,3,4,5). Nel secondo risultano chiare le influenze su gravidanze indesiderate, tabagismo e alcolismo, dispersione scolastica. (6,7,8)
Chi scrive è stato più volte presente in qualità di attore alle audizioni in Commissione Giustizia del Senato e ha potuto constatare come uno fra i principali motivi di attrito fra i vari partecipanti sia stato il dibattito su quale fra le diverse forme di struttura familiare possa essere considerato come golden standard per il raggiungimento dell'interesse del minore. In particolare, semplificando, si sono formati due partiti: quello della priorità da dare alla sede degli affetti, alla stabilità del domicilio, anche a scapito della relazione quantitativa col secondo genitore (costituito prevalentemente da avvocati e magistrati), e quello della priorità da attribuire invece alla continuità relazionale, alla stabilità degli affetti, a discapito della stabilità del domicilio (costituito prevalentemente da scientist).
Il seguente articolo, pur conscio dell'influenza di fattori di natura sociologica, vuole chiarire lo stato dell'arte nella letteratura scientifica internazionale sul controverso tema della struttura familiare da considerare come obiettivo da raggiungere nel vero interesse del minore.

ORIGINE DEL DIBATTITO
In linea di massima la ricerca ha evidenziato da tempo alcune problematiche nei figli di separati anche se questo non si traduce necessariamente e automaticamente in elementi di rilievo clinico. Fin dall'inizio del 1970, specie in ambito statunitense, si è aperto un intenso dibattito circa la positività o la nocività della custodia congiunta (fisica e/o legale). E' di rilievo notare che, mentre negli USA (Paese in cui il divorzio esiste dal 1906), in Francia (Paese in cui il divorzio esiste dal 1789), in Svezia (dal 1913) iniziava questo dibattito, in Italia l'istituto del divorzio non era neppure legge dello Stato (la relativa legge fu licenziata dal Senato nell'ottobre del 1970) e questo può spiegare in parte un certo ritardo culturale nell'affrontare la tematica. Le due posizioni pro e contro la pariteticità del ruolo genitoriale possono essere sintetizzate nel confronto “Benefìci dei rapporti continuativi con ambedue i genitori versus i possibili danni derivanti da una maggiore esposizione al conflitto genitoriale e da una instabilità del domicilio”. La battaglia nella comunità scientifica è stata aspra, con posizioni fortemente contrarie all'affido congiunto e/o alternato (Goldstein, Freud & Solnit, 1973 e Kuehl 1989) e decisamente favorevoli (Roman e Haddad 1978 e Bender 1994). (9,10,11,12) A distanza di oltre 40 anni dall'inizio del dibattito possiamo dire che è stato possibile sostituire delle impostazioni di natura teoretica e ideologica con approcci concreti basati sulle risultanze di importanti ricerche (specie a carattere metanalitico), legate a esperienze di Paesi che da tempo hanno iniziato, a differenza dell'Italia, a utilizzare l'affido alternato se non in maniera estensiva almeno in modo tale da consentire sufficientemente solide inferenze statistiche. Le conclusioni sono state abbastanza univoche e, seppur con molta lentezza, hanno iniziato a esser recepite da molte legislazioni.

LO STUDIO BAUSERMAN
Questo importante studio pubblicato nel 2002 da uno psichiatra del Dipartimento governativo degli Stati Uniti (Journal of Family Psychology 2002, vol. 16, N.1-91-102) inaugura la via metanalitica. Bauserman sostiene che una vera ricerca non deve esaminare solo le differenze tra i risultati dei due tipi di custodia ma anche come i fattori identificati possano essere correlati ad ogni singola differenza di situazione clinica. (13)
Bauserman chiarisce che con questa via non si può arrivare alla definizione di un ruolo causale assoluto ma solo alla correlazione, anche statisticamente validata, tra miglior tipo di custodia e variabile presa in esame.
Peraltro la via metanalitica è capace di integrare le risultanze della letteratura in un modo più sistematico e quantitativo convertendo risultati statistici in un sistema metrico e analizzando sistematicamente anche la magnitudo (quindi l'aspetto quantitativo) dell'effetto. Questo approccio è per lo psichiatra americano il migliore per evitare alcune distorsioni sistematiche (bias) come, per esempio, la selezione delle fonti.
Bauserman si propone selettivamente due scopi: innanzitutto l'analisi metanalitica dei report che paragonano la situazione dei bimbi in custodia condivisa a quella dei bimbi in custodia monogenitoriale; poi si propone di esaminare come variabili secondarie possano influenzare i diversi risultati (per fare un esempio: poiché l'imprinting monogenitoriale della giurisprudenza internazionale è mediamente a favore della custodia esclusiva materna, un sistema che tenda a riequilibrare i ruoli genitoriali significherebbe che più maschi godrebbero del beneficio di più ampi rapporti col genitore di sesso omologo e quindi essi potrebbero in linea teorica avere maggiori benefìci dei figli di sesso femminile).
Bauserman analizza 33 studi (di cui 22 inediti) precedentemente selezionati in modo da essere standardizzabili: in 4 si confronta la custodia monogenitoriale con affidi alternati, in 21 si confronta la custodia monogenitoriale con affidi che prevedono tempi di coabitazione col secondo genitore tra il 25 e il 50% del tempo, cui si aggiungono 6 studi in cui la custodia monogenitoriale veniva confrontata con un affido congiunto basato su libera definizione della coppia genitoriale e altri 2 studi in cui separatamente si confrontavano, versus il medesimo campione di bambini affidati in modo monogenitoriale un gruppo di “alternati” e un gruppo di “custoditi in modo congiunto”. Lo studio prevedeva il rilevamento di alcune misure di salute: quella psichica generale, quella comportamentale, quella emozionale, l'autostima, i rapporti coi familiari, l'assessment scolastico, l'analisi di questionai specifici di salute psichica fino al momento del divorzio più una schedatura del livello di conflitto sia passato che attuale e prevedeva la misurazione di 140 dimensioni d'effetto.. L'analisi riguardava 1846 figli in sole custody e 814 in joint custody e spaziava in un periodo compreso tra il 1982 e il 1999. Venivano analizzati svariati fattori esterni passibili di influenzare gli esiti e si trovava che questi non erano modificati né dal sesso del primo autore dello studio, né dall'età dei figli al momento del divorzio, né dalla maggior prevalenza del genitore femminile nel gruppo “sole custody”, né dal tipo di misura (comunque il software dedicato DSTA eliminava i risultati estremi per dare omogeneità statistica. In sintesi i risultati furono: 1- i bambini in custodia congiunta sia fisica che legale stanno meglio dei “sole custody” e in modo indipendente dalla loro età. 2- la presenza e la compartecipazione di padri non coabitanti era comunque associata a benefici comportamentali, emozionali, scolastici. 3- i risultati non variavano a seconda delle caratteristiche di chi compilava le schede (madri, padri, insegnanti, psicologi, medici). Bauserman trovò poi che generalmente i bambini in joint custody erano figli di coppie meno conflittuali e non si nascose il problema di una possibile autoselezione della casistica ma osservò pure che il minor conflitto nei bimbi condivisi non prediceva il miglior assessment. Comunque anche altri studi (Gunnoe & Braver 2001) che facevano un controllo statistico della conflittualità depurando la ricerca da questa variabile continuavano a mostrare vantaggi per i figli. (14) Bauserman conclude affermando che per spazzare definitivamente ogni dubbio bisognerebbe eseguire studi confrontando figli in affido alternato per imposizione del tribunale con figli in alternato deciso autonomamente dai genitori separati. Il confronto fra custodia monogenitoriale paterna e custodia condivisa mostrava vantaggi lievi e statisticamente non significativi a favore di quest'ultima (grosso problema per il ricercatore, emerso in molti altri studi, fu lo scarso campionamento derivato dall'approccio giurisprudenziale che tende a favorire la genitorialità materna). Le conclusioni dello studio Bauserman (disponibile in versione integrale, come molti altri studi qui
citati, sul sito www.figlipersempre.com sono:
1- i risultati mostrano con certezza la correlazione ma non il rapporto causale tra joint custody e miglior status psichico
2- non è suffragata l'obiezione che la joint custody espone i bambini al rischio di avere due case di essere esposti a gravi conflitti, anzi la joint custody risulta benefica
3- la joint custody non va bene per genitori inetti (abusanti, trascuranti, malati psichici)
4- alcune fra le ricerche prese in esame affermano che la joint custody riduce i conflitti
5- è necessaria una diffusione di queste risultanze agli operatori del settore (NdA: anche i pediatri, rapportandosi a genitori di propri pazienti in procinto di separarsi dovrebbero informarli che il doppio domicilio inteso come continuità di riferimenti educativi e relazionali è positivo)
6- la conclusione ultima è che la joint custody può senz'altro essere benefica pur non evidenziandosi svantaggi specifici, ben definiti per la sole custody.

ALCUNE ESPERIENZE ESTERE
In numerosi Paesi l'affido condiviso è realtà da molto più tempo che da noi. Questo non significa che la maggioranza di sistemazioni di minori figli di separati segua la regola dell'affido alternato: la condivisione teorica della responsabilità genitoriale non corrisponde a quella pratica.
Abbiamo visto che Bauserman considera affido veramente condiviso quello in cui il minore non relaziona col genitore sfavorito per meno del 25% del tempo e questo cut off eliminerebbe dalla casistica la quasi totalità degli attuali affidamenti condivisi italiani!! Da noi, infatti, la media (teorica, perchè quella pratica è assai inferiore) è di circa il 17% (vedi “Il figlio di genitori separati”, RIPPS, 3-4 2009). (15)
Comunque l'affido condiviso, legge italiana dal 2006, era la regola in Svezia, Grecia e Spagna dal 1981, in Gran Bretagna dal 1991, in Francia dal 1993, in Germania dal 1998. In California e Canada il giudice deve motivare il perché non concede l’affido condiviso con tempi paritetici.
Attualmente, in attesa che il Belgio promulghi una legge in discussione che prevedrebbe l'alternanza come regola, la Svezia è il Paese europeo con la maggiore percentuale di affidi in alternanza (30%, contro il 16,9% della Francia e, per fare un esempio, meno dell'1% dell'Italia). Generalmente, comunque, anche chi non ha l'alternanza può spesso usufruire di tempi sostanzialmente paritetici ottenuti modulando le ferie e i pernottamenti infrasettimanali presso il genitore sfavorito. Il risultato sulla conflittualità è stato straordinario: non essendo più il minore strumento di ricatto affettivo o economico nei confronti dell'ex partner e passando di fatto a un mantenimento di tipo diretto non mediato dall'assegno mensile, le cause giudiziali in Svezia si sono quasi estinte. Attualmente il 95,7% delle coppie consensualizza in prima udienza, altre in seconda e pochissime affrontano il percorso giudiziale (che, non essendo più oberati di lavoro gli uffici giudiziari, dura sei mesi soltanto). Risultati molto buoni si sono ottenuti anche con la legge del 2006 in Belgio mentre qualcosa di incredibile è avvenuto in Australia: con l'introduzione della legge sulla genitorialità condivisa del 2006, a fronte di un incremento di cause generali da 76.807 a 79.442, in un biennio i ricorsi alla Family Court (grosso modo corrispondenti alle nostre cause giudiziali) si son ridotti da 27.313 a 18.633. In Francia l'attuale legge contempla l'affido alternato ma è sufficiente una conflittualità, anche unidirezionale, per far cassare l'opzione dal giudice e ciò sta creando molto malcontento. In quel paese, comunque, la pratica dell'alternanza sia pure su scala ridotta non è mai stata un tabù come da noi e ha consentito di condurre alcuni studi di un certo rilievo quantitativo in larga misura favorevoli a questa modalità. Tra questi (cfr. “Il figlio di genitori separati”, RIPPS 3-4 2009) lo studio del 1980 di Solint (per il quale questa modalità d'affido consente di incrementare la fiducia nei genitori; nel 20% i genitori volevano alternanza più rapida e nel 30% più lunga della canonica settimana), lo studio di Jacquin-
Fabre (che dimostra ottimi risultati per genitori e prole) e soprattutto lo studio Raschetti del 2005 che rivisita una serie di esperienze del mondo francofono e di quello anglofono concludendo:
1- che l'affido alternato non turba i bambini, per loro natura dotati di grande capacità d'adattamento
2- e questo neppure se i rapporti tra i coniugi sono cattivi (pur non contribuendo a migliorarli)
3- che i tempi paritetici, laddove ci sia la possibilità logistica e la volontà di attuarli, non creano problemi neppure per i lattanti (dovendo solo regolare l'alternanza con l'allattamento)
4- che in generale è stato possibile evincere dai follow up che i bambini monogenitoriali hanno minor sviluppo cognitivo e sono meno socievoli. (16, 17, 18).
Uno studio importante su 3000 ragazzini francesi di scuola secondaria condotto da Poussin-Martin e ripreso dal Collegio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi italiani nelle audizioni presso la Commissione Giustizia del Senato attesta che sono i bambini che vivono con entrambi i genitori ad avere più alti livelli di autostima e a percepirsi i più sicuri di se stessi se paragonati con quelli che vivono con un solo genitore. (19)
Nell'importante audizione dell'8 novembre il Collegio Nazionale degli Psicologi argomenta: “... data quindi la totale inidoneità al fine della salute dei figli di un modello che preveda che un solo genitore (quello collocatario o prevalente) sia il permanente punto di riferimento dei figli, provvedendo a ogni loro necessità e assumendo ogni decisione e compito di cura, mentre l'altro si limita ad erogargli il denaro avendo con i figli solo sporadici contatti, in linea generale le modifiche del disegno di legge DDL 2454 non fanno altro che promuovere la possibilità che il principio della bi-genitorialità (nucleo allevante) non resti mero principio ma si inserisca nelle trame della vita quotidiana come applicazione rigorosa del principio stesso, tale da mantenere il processo evolutivo quale processo, appunto, e non fatto, cioè tale da mantenere sempre aperta la possibilità che su questo processo, incerto nel suo incedere, si possa inserire non solamente un genitore ma il nucleo allevante, cioè ciò che mantiene un assetto di terzietà.
Nel bilancio della salute del figlio certamente è quindi per lui meno di sacrificio perdere un po' di tempo a frequentare due case che non perdere la possibilità di avere un riferimento in entrambi i genitori”.

LA SODDISFAZIONE DI VITA NEI BAMBINI
Uno studio straordinario è appena stato pubblicato su Children & Society. Esso è stato condotto da ricercatori delle Università di Bethesda, della Groenlandia, di Stoccolma, di Yvaskula (Finlandia), di Copenaghen, di Akureyri (Islanda), di Goteborg. Esso ha analizzato 184.496 minori (divisi in tre gruppi: undicenni, tredicenni, quindicenni) in 36 società occidentali (Italia inclusa) con non meno di 1536 studenti in ogni Paese per gruppo di età. (20)
Lo scopo del lavoro era di esaminare esclusivamente le differenze di soddisfazione di vita e di percezione del benessere familiare tra i bambini nelle diverse strutture familiari attraverso un ambito molto ampio di situazioni culturali. Un campione molto ampio tratto da 36 Paesi ha permesso di confrontare le comuni situazioni di vita comprendenti
famiglie non separate,
famiglie con madri single e
famiglie con madri e patrigni
con situazioni meno comuni come
famiglie con padri single,
famiglie con padri e matrigne e
famiglie basate sulla doppia abitazione nel collocamento congiunto.
L’analisi è stata basata sui dati degli studi del 2005/2006 del HBSC (Health Behaviour in School- aged Children), uno studio collaborativo inter-nazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità. Il questionario standard internazionale consisteva di un numero di domande centrali usate in tutti i Paesi partecipanti e di domande focali addizionali che permetteva ad ogni Paese partecipante di enfatizzare particolari aree di interesse nazionale. Le misure del presente studio furono utilizzate in 36 Paesi occidentali industrializzati (Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Croazia, Repubblica Ceca,
Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Israele, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Regno Unito ,, e Stati Uniti) solo dopo aver ottenuto un’approvazione etica per ogni indagine nazionale in accordo alla legislazione di ogni Paese.
Le variabili dipendenti della soddisfazione di vita furono misurate con la misura classica di Cantril (1965), chiedendo agli intervistati di indicare dove essi sentono di stare in quel momento in una rappresentazione visiva di una scala nella quale 0 rappresenta la vita peggiore possibile e 10 la vita migliore possibile.
Per controllare l’influenza potenzialmente confusiva della ricchezza economica di livello individuale sulla soddisfazione di vita fu inclusa una misura dello stato economico percepito: la domanda chiedeva quanto bene lo studente pensava che stesse la propria famiglia (1: per niente bene; 5: molto bene) questa misura soggettiva era preferita ad altre misure oggettive di benessere come per esempio la HBSC scala per il benessere familiare poiché la soddisfazione di vita è più verosimilmente influenzata dalla percezione del benessere che dall’ammontare reale di beni materiali posseduti dalla famiglia rispetto ad altre famiglie.
Senza dilungarci troppo i risultati furono:
1- I bambini che vivono con entrambi i genitori biologici riportano i più alti livelli di
soddisfazione di vita rispetto ai bambini che vivono con un genitore single o con un genitore
biologico ed uno acquisito.
2- I bambini che vivono in sistemazione di collocamento materialmente congiunto
(suddivisione paritaria dei tempi) riportano comunque un più alto livello di soddisfazione di vita rispetto ad ogni altra sistemazione di famiglia separata, solo un quarto di rango (-0,26) più basso dei bambini nelle famiglie integre.
3- Controllandoinvecel’influenzadelparametrospecificodelbenesserefamiliarepercepito,la differenza tra famiglie con collocamento condiviso e famiglie di madri single oppure costituite da madre e patrigno diventa statisticamente non significativa.
4- Le difficoltà di comunicazione con i genitori sono fortemente associate con minore soddisfazione di vita ma non influenzano la relazione tra struttura familiare e soddisfazione di vita.
5- I bambini nei Paesi nordici caratterizzati da un forte sistema di welfare riportano livelli significativamente più alti di soddisfazione di vita in tutte le sistemazioni di vita rapportate a quelle degli altri Paesi, tranne che nella categoria dei figli che vivono casa del padre single. In particolare gli studiosi osservarono pure che il livello più basso di soddisfazione di vita era raggiunto dalle situazioni di padre single o di padre e matrigna. Sembrava dunque che il non vivere con la propria madre avesse un grande impatto nella soddisfazione di vita rispetto al non vivere con il proprio padre. Data la grande tendenza giurisprudenziale a far sì che i bambini debbano risiedere con la loro madre è anche possibile però che i pochi bambini in custodia del loro padre siano in media verosimilmente più portati ad esperire problemi sociali e psicologici importanti rispetto ai bambini in collocazione presso la loro madre.
Ad un livello più pragmatico, inoltre, il bisogno di insiemi di dati molto ampi per fare solide inferenze su sottogruppi molto piccoli della popolazione ha gravemente ristretto le possibilità di ricerca con validazione statistica sui bambini che vivono con i padri single o con i padri e le matrigne. In ogni caso i risultati non suggerirono che vivere tutto o la maggior parte del tempo con la madre fosse cruciale a tale riguardo; i bambini che vivono approssimativamente metà del tempo con la loro madre e metà del tempo con il loro padre sono ugualmente soddisfatti come quelli che vivono con la loro madre o con la madre ed il patrigno la maggior parte del tempo. Mai è stata trovata una situazione di svantaggio per i figli in collocazione paritaria.
6- Le differenze nel livello economico tra i diversi Paesi influenzano l’associazione tra determinate strutture familiari, il benessere familiare percepito e la soddisfazione di vita.

CONCLUSIONI
L’ultimo studio di un qualche rilievo contrario all’affido condiviso risale al 1999: una piccola casistica in cui veniva valutata (negativamente ma senza raggiungere la significatività statistica) la sola variabile dell’attachment alle figure genitoriali. (21) Che l’affido materialmente condiviso sia da preferire alla monogenitorialità è stato poi confermato in altro settore anche da uno studio svedese su 15.428 adolescenti incentrato esclusivamente sui rischi comportamentali: uso di droghe, alcool, fumo, esposizione a bullismo e violenza fisica, distress mentale (22). In particolare i migliori risultati si avevano sul distress mentale.
Alla domanda rituale “ma cosa ne pensano i figli dei separati?”, hanno poi risposto con una interessantissima ricerca Fabricius e Hall nel 2000. (23) I due docenti di psicologia americani hanno chiesto ad oltre 800 giovani (matricole della loro università), cresciuti con genitori separati, di indicare le loro percezioni sul problema centrale dei bambini attualmente coinvolti nel divorzio: la ripartizione dei tempi di vita con ognuno dei genitori. La percezione dei ragazzi risultò chiara. Essi dichiararono di aver sempre desiderato trascorrere più tempo con i loro padri mentre crescevano e la collocazione ritenuta da essi migliore fu la ripartizione paritaria (essa fu scelta dal 93% dei minori che avevano usufruito dell’affido alternato e dal 70% di coloro che non avevano avuto la facoltà di sperimentarlo).
E' evidente che l'affido alternato non può e non deve diventare un dogma indiscutibile per tutti i minori figli di coppie separate ma, rappresentando il golden standard, anziché venire escluso aprioristicamente come accade oggi in Italia, dovrebbe essere la prima opzione da considerare, da incentivare (ostacolando ad esempio il genitore che deporta in modo coatto i figli lontano dall’altra figura genitoriale) e da eliminare, come avviene in Canada, California, Svezia, solo di fronte a precisi e documentati motivi (con un ragionamento, quindi, in deroga da parte del magistrato: “e perchè in questo caso no?”).
Affido quindi le conclusioni di questo articolo al prof. Turchi, Docente di Psicologia applicata dell’Università di Padova di cui faccio mie le sagge parole che dimostrano come sia lunga ancora la strada per superare i muri del luogo comune, del pregiudizio, dell’ideologia e che chiude il suo intervento in Senato così:
-La principale critica che viene mossa a un modello pienamente e autenticamente bigenitoriale, come quello che i disegni di legge in esame propongono, consiste nell’inevitabile duplicazione dei centri di interesse della prole, con conseguente oscillazione tra due riferimenti abitativi parimenti importanti. La terminologia adottata per esprimere il dissenso utilizza espressioni verbali fortemente negative, come “sballottamento”, “pacco postale”, bambino “tagliato a spicchi come un’arancia” (o il bambino “nomade” o quello “con la valigia” NdA).
E’ una critica che suona accattivante e apparentemente convincente, ma solo agli occhi dell’uomo della strada, al richiamo del senso comune. Una critica che non tenga conto degli studi scientifici del problema, del cammino che la conoscenza scientifica ha percorso. E’, ci si consenta, come negare gli antibiotici al malato di polmonite in nome degli indesiderati effetti gastro-intestinali che indubbiamente producono. Entrando, difatti, nel merito, non esiste alcun serio danno documentato, risultante da indagini longitudinali, conseguente alla frequentazione equilibrata di due abitazioni, ovvero della crescita ricevendo input seppure da modelli educativi non coerenti (anzi, tutto il contrario, come sopra si è detto). Se, invece, si sceglie di rimettere i principali compiti di educazione e cura ad un solo genitore sono innumerevoli gli studi scientificamente attendibili che attestano picchi di disagio minorile... omissis... Di notevole interesse il fatto che le positive osservazioni siano relative all’intero gruppo familiare, avendo potuto concludere che anche alle madri l’affidamento alternato reca vantaggi, riducendo i problemi di natura psicologica dei soggetti più giovani, legati ai sensi di colpa nei confronti dei figli,
conseguenti alla separazione. L’idea, pertanto, del doppio domicilio, lungi dal dover essere considerata di potenziale pregiudizio per il minore deve essere vista come un fondamentale strumento di tutela ai fini di un corretto ed equilibrato sviluppo. Si può dunque concludere che nel bilancio complessivo nella salute del figlio certamente quindi per lui meno di sacrificio perdere un po’ di tempo a frequentare due case che non perdere la possibilità di avere un riferimento ad entrambi i genitori. Il che significa concludere a favore della soppressione della prassi della nomina di un “genitore collocatario”-.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
1) Nel nome dei Figli, www.nelnomedeifigli.it, Booksprint edizioni.
2) Battaglia M.,Pesenti Gritti P:,Medland S: et al., “A genetically informed study on the association between childhood separation anxiety, sensitivity to CO2, panic disorder and the effect of childhood parental loss”.Archives of general psychiatry, 06-01-2009.
3) Anna Sarkadi et al. “Fathers’ involvement and children’s developmental outcomes: a systematic review of longitudinal studies - Acta Paediatrica 2008, 97/2”
4) Opacka-Juffry et al.: “Experience of stress in childhood negatively correlates with plasma oxytocine concentration in adult men”. Stress-2012 jan, 15 (1), 1-10; Epub 2011 jun 19
5) Janice K. Kiecolt-Glaser et al: “Childhood adversity heightens the impact of later life care giving stress on telomere length and inflammation” Psychosomatic medicine 73: 16-22, 2011
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10) Kuehl (1989): “Against joint custody: a dissert to the general bull moose theory”.
11) Roman et al.: “The case for joint custody”, Psychology today, p.96, 1978, September.
12) Bender W.N. et al.: “Joint custody: the option of choice”, Journal of divorce & remarriage, 21 (3-4), 115-131. 1994.
13) R. Bauserman, “Child adjustment in joint-custody versus sole-custody arrangements: a meta analytic review”, Journal of Family Psychology 2002, vol. 16, N.1-91-102
14) Gunnoe M.L., Braver S.L. 2001: “The effect of joint legal custody on mothers, fathers and children, controlling for factors that predispose a sole maternal versus joint legal award”. Law and human behavior, 25; 25-43.
15) Vezzetti V.: “Il figlio di genitori separati”, rivista SIPPS, 3-4 2009.
16) Solint. L’enfant vulnérable, rètrospective. PUF Paris, 1980.
17) Jacquin-Fabre. Les parents, le divorce et l’enfant, EST Paris, di Guillaurme e Fugue.
18) Senato della Repubblica, documenti acquisiti nelle audizioni di ANFI per la discussione del DDL 957. Disponibili on line www.senato.it
19) Poussin G., Martin E.: “Conséquences de la séparation parentale chez l’enfant”, editore Eres,1999.
20) Life Satisfaction Among Children in Different Family Structures: A Comparative Study of 36 Western Societies Children & Society, Vol. 26, (2012) pp. 51–62
21) J. Solomon e C. George (Development of attachment in separated and divorced families, in Psycology Selection, Attachment and Human Development, VoI. 1, No. 1. pp. 2-33, 1999).
22) Beata Jablonska B.Sc Risk behaviours, victimisation and mental distress among adolescents in different family structures Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology
August 2007, Volume 42, Issue 8, pp 656-663
23) William V. Fabricius e Jeffrey Hall, : “Young adults’s perspectives on divorce”, Università dell'Arizona, USA, Family And Conciliation Courts Review, 38 (4): 446-461, 2000